domenica 17 giugno 2012

Il viaggio

Il treno finalmente arrivò. Caricammo i bagagli le valigie gli strumenti e tutto quello che ci eravamo portati. Non lasciammo a terra nulla, nemmeno i sogni, anzi quelli erano i primi a partire con noi. E meno male. Mi chiedo se non avessimo avuto la forza dei nostri sogni cosa avremmo potuto fare, forse nulla, nulla per noi stessi, nulla per gli altri...ma ora che ci penso soprattutto nulla per noi stessi, perché a pensarci bene quei viaggi e quelle avventure erano il nostro serbatoio di vita, di crescita, di illuminazione, e incidentalmente per fortuna, ogni tanto, riuscivamo a coinvolgere qualche anima che ci lasciava entrare con un sorriso. E questo era bello, davvero bello. Ci ripagava di tutti i sacrifici che facevamo, di tutte le notti insonni, di tutti i soli di mezzogiorno, per quel che mi riguarda. Durante il primo viaggio dormii praticamente tutto il tempo. Lo scompartimento puzzava di sigaro e qua e là era bruciacchiato. Mi piaceva addormentarmi con l'odore forte dei sedili. Era l'odore di un milione di persone che avevano viaggiato, che avevano confuso le loro molecole con quelle delle poltrone su cui si erano seduti e su cui avevano fumato, fatto l'amore, litigato, dormito. Quell'odore mi faceva sentire meno sola e meno disperata, come se anche io fossi parte di un flusso continuo che si dirigeva ora qua e ora là e mi permetteva di sentirmi meno sola, meno affranta dalla fatica. Vivevo un'esperienza comune e le mie risate, le mie lacrime si mescolavano alle lacrime e alle risate di tutti quelli che avevano percorso il mio stesso tragitto. Mi piaceva sentire il rumore del treno sulle rotaie e le voci della gente accanto a me, e mi piaceva, prima di abbandonarmi al sonno, immaginare le cose come in un film.
Mi svegliarono una volta arrivati alla prima stazione. Ah che strazio. Ma la coincidenza arrivò meno di un quarto d'ora dopo e tutto ricominciò fino all'arrivo.